di Marzia Modesto
Il calvario dei passeggeri si preannuncia già dalla mattina, nell’ora di punta di ingresso nei posti di lavoro: finestrini rigorosamente aperti, anche sulle vetture più nuove e florilegio di giornali usati come ventaglio. Così sul 163 di via Tiburtina, 714, 105, 40, 92 e tram 5 e 14 in partenza da piazza dei Cinquecento. Stesso calvario sul 709, 705, 070 da Eur Fermi spostandoci direzione Casal Palocco. Eppure, pochi secondi prima, un crocchio di autisti al capolinea aveva rassicurato un passeggero: «Sulle vetture nuove l’aria condizionata deve esserci per forza, altrimenti non le farebbero circolare». Il primo 706 che passa, però, ha il condizionatore fuori uso: la gente dentro è poca, e il caldo è ancora sopportabile. Ma qualcuno dei passeggeri era sullo stesso mezzo anche ieri a mezzogiorno: "C’era da morire. L’aria non è molta, siamo davvero tanti, qualcuno più fortunato è alto oltre il metro e ottanta quindi riesce a sfruttare quel minimo di circolazione di ossigeno, ma non oso immaginare come si sta ad un metro e sessanta centimetri". Ogni fermata sembra una stazione della Via Crucis, ognuno vive la propria passione personale. C’è chi si arrabbia, chi sbuffa e chi sviene. Linee roventi ovuque? Qualche speranza la dà il 492 in partenza dalla stazione Cipro. Dentro si sta freschi, il condizionatore funziona. I passeggeri scendono alla fermata meravigliati e contenti. Ma l’illusione dura poco. Stessa linea, direzione opposta, Castro Pretorio: sono le 11 e il caldo dentro è già appiccicoso. Di aria condizionata neanche un alito: «Ci siamo abituati – afferma Aurelia Lattanzi casalinga e pensionata - ormai stare freschi in autobus è un lusso per pochi». Niente aria condizionata anche sull'85, tra Barberini e piazza San Silvestro: «Arriverò in ufficio così – mostra la maglietta Alberto M.– già sudato e nervoso». La rassegnazione dei passeggeri si trasforma in furia all’ora di pranzo, quando il sole è a picco e i mezzi diventano forni: in pochi minuti a Largo Chigi sfiorano i 44 gradi. L'odissea di una Roma paralizzata dai disservizi ce la racconta un dipendente dell'azienda di trasporto, che via Twitter posta una circolare arrivata a tutti i conducenti dei mezzi per la segnalazione di guasto agli impianti su Mercedes Citaro, Citelis, Iveco Cursor CNG metano, e sulle procedure da adottare per segnalare guasti agli impanti di climatizzazione ed evitare il soffocamento di autista e passeggeri. Fermata Bolognetti, via Pineta Sacchetti, zona nord della capitale. Il signor Elio Ferrante si rifugia nei pochi centimetri quadrati di ombra che crea la palina del bus. Tutto intorno il sole di giugno picchia forte. "È indecente - si lamenta -. Prendo spesso il 49 ma è un vero disastro. Salta le corse e sono costretto ad aspettare in piedi sotto al sole anche quasi un'ora. Non capisco perché non mettano una pensilina". L'autobus arriva dopo trentacinque minuti. Risultato: i mezzi sono scomodi, le attese lunghe e i dipendenti subiscono stress frustarzioni e aggressioni. Amministratori, Comune e Regione, sempre pronti a pontificare su quanto sia elevato il costo di Atac "Dovrebbero rispondere di una miriade di scelte sbagliate, di scelte non fatte e di accordi sindacali continuamente inapplicati, incalzano gli abbonati. Fortunatamente ci sono anche le distrazioni che aiutano a portare la croce. A proposito di problemi, i climatizzatori ne pongono parecchi. Bisogna pensare che un autobus non è sigillato come un’automobile- spiega un controllore dell'azienda di trasporti - ogni 300 metri circa deve aprire le portiere. Per questo l’impianto è sottoposto a un grosso sforzo.
Martedì 7 luglio 2015
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